Sono 32 mila i medici laureati in più rispetto ai pensionamenti. “Ecco perché il numero chiuso è un falso problema”. Lo studio Anaao |
您所在的位置:网站首页 › ai studio › Sono 32 mila i medici laureati in più rispetto ai pensionamenti. “Ecco perché il numero chiuso è un falso problema”. Lo studio Anaao |
Tweet
![]() ![]() Emergono periodicamente all’interno dei partiti politici, senza distinzione di fede, idee stravaganti relative alla questione del numero chiuso a Medicina, come se i grossolani errori di programmazione nel settore della formazione post-lauream in epoca spending review e le limitazioni all’assunzione del personale sanitario decise prima dal 2004 in poi fossero superabili allargando a dismisura le maglie del numero programmato per l’accesso al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia, giunto nel 2022 a 14.740 accessi. Senza contare la porta di servizio costituita dalle iscrizioni all’estero. Peccato che ogni modifica al tempo zero in merito alla formazione medica, avrà le sue ricadute solo dopo i sei anni del corso di laurea e i 3/5 anni di formazione post-lauream. In pratica, i primi effetti di una modifica effettuata nel 2024 si vedrebbero solo tra il 2033 e il 2035, peraltro in un contesto del mercato del lavoro in sanità totalmente modificato (vedi Figura 1).
In linea con questi dati, una recente pubblicazione del Ministero della Salute indica il numero dei medici attivi in Italia al 31/12/2020 intorno a 241mila con l’età media, però, più alta tra tutti i Paesi OCSE: ben il 56% ha più di 55 anni. Pertanto, si può stimare che dal 2021 al 2030, secondo Conto Annuale dello Stato, Onaosi, Enpam, circa 113 mila medici saranno collocati in pensione (vedi Tabella 3 per la metodologia adottata nella stima) con un picco di pensionamenti al 2026/2027 e un successivo calo progressivo (Figura 1). Se consideriamo i medici dipendenti del SSN (vedi Figura 1), i pensionamenti scenderanno progressivamente dal 2027 fino a raggiungere un nadir di circa 2mila nel 2037, a fronte dei 5mila professionisti ogni anno della fase attuale (al netto delle uscite per il cosiddetto fenomeno delle “dimissioni volontarie”; (Figura 2).
In sintesi, già ora si prospetta un differenziale di circa 32 mila posti tra stima delle uscite per quiescenza (113.000) dei medici attivi nel 2020 e posti di iscrizione al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia (145.000). Ben oltre quelli necessari a colmare la attuale carenza di circa 20/25 mila medici, tra specialisti e MMG. Un apprezzabile incremento degli ingressi al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia potrebbe essere giustificato solo al fine di avviare un rafforzamento degli organici per far fronte ad eventuali nuove gravi emergenze sanitarie (personale specialista per terapie intensive e sub-intensive), alle esigenze derivanti dalla realizzazione del PNRR (personale medico per Ospedali e Case di Comunità) o all’incremento delle richieste di prestazioni sanitarie legate alla pressione epidemiologica indotta dall'invecchiamento progressivo della popolazione. In ogni caso, un aumento, come annunciato, del 20-30% delle iscrizioni a Medicina (da 2900 a 4800 nuove iscrizioni ogni anno), senza un intervento costoso sui corsi di formazione post-lauream, rischia di creare, tra 6 o 7 anni, un nuovo “imbuto formativo” e successivamente, persistendo le attuali limitazioni alle assunzioni del personale sanitario, un “imbuto lavorativo”, con circa 19mila ogni anno laureati a fronte di una offerta di formazione post-lauream ferma a 16.600 – di cui 14.500 contratti di formazione specialistica e 2.100 borse per la formazione in Medicina generale. E questo non farà altro che incentivare ulteriormente i medici a emigrare verso paesi europei o extraeuropei.Nel decennio 2021/2030, quanti medici andranno in pensione nelle singole categorie professionali?Considerando il pensionamento di “vecchiaia”– si può stimare che i medici dipendenti del SSN avviati verso la quiescenza saranno circa 39,1mila (dati Onaosi e Conto annuale dello Stato), i medici di Medicina generale che andranno in pensione saranno circa 25,3mila (dati Enpam), gli specialisti ambulatoriali che usciranno dal lavoro saranno circa 8,1mila, i medici universitari circa 3,3mila (dati Onaosi), quelli di continuità assistenziale 5,8 mila (dati Enpam), circa 4,8mila i pediatri di libera scelta (dati Enpam), infine 27,2 mila medici andranno in quiescenza nel settore dell'ospedalità privata e della riabilitazione (vedi Tabella 3).
È vero, semmai, come ha sottolineato la Ministra Bernini, che molti posti nelle scuole di specializzazione rimangono vacanti. Da un recente studio Anaao/ALS (vedi tabella 2), sui 30.452 contratti statali finanziati negli ultimi due concorsi di specializzazione (2021 e 2022), ben 3.907 (13%) risulta non assegnato e 1601 (5%) risulta abbandonato durante il percorso. Le discipline che più risentono di tale emorragia sono la medicina d’emergenza-urgenza (1.144 contratti non assegnati o abbandonati, il 60,7% dei contratti stanziati), la microbiologia e virologia (191 contratti, il 78%), la patologia clinica e biochimica clinica (389 contratti, il 70,2%), l’anatomia patologica (181 contratti, il 50,1%) e la medicina di comunità e delle cure primarie (109 contratti, il 57,6%). Al contrario, le discipline che hanno notevoli sbocchi lavorativi nel settore privato non presentano alcuna perdita rispetto ai contratti finanziati come ad esempio la dermatologia (2 contratti non assegnati o abbandonati, lo 0,1% dei contratti stanziati), l’oftalmologia (8 contratti, l’1,8%), la cardiologia (18 contratti, lo 0,1). Un caso a parte riguarda la Pediatria, che risente del dualismo tra medicina ospedaliera e medicina territoriale, con insufficienza degli organici in entrambi i settori. Tale “programmazione a due velocità” porterà già nel 2024/2025 a una carenza significativa in certe discipline specialistiche, per lo più ospedaliere, ed un embrione di pletora specialistica per altre che hanno maggiore possibilità nelle attività private. Per le prime, l’Anaao Assomed ritiene opportuno predisporre una serie di iniziative ministeriali e legislative, compreso l’accorpamento. L'altro elemento da tenere in considerazione, quando si parla di carenza del personale, è la fuga verso l'estero dei medici laureati, la cui formazione comporta un costo per l’erario pubblico di circa 100mila euro, che salgono, con l’acquisizione del titolo di specialista, fino a 150.000 euro pro-capite. Il fenomeno è molto rilevante nel suo complesso, tanto da impattare notevolmente sulla attuale carenza ed è destinato ad allargarsi. La tabella 1, elaborata dalla Corte dei Conti su dati OCSE, mostra il numero dei medici che hanno lasciato l’Italia dal 2008 al 2018 e il Paese di destinazione. È come regalare da 1000 a 1500 Ferrari ogni anno all'Inghilterra, alla Germania o alla Svizzera.
È per questo che noi riteniamo indispensabile prioritariamente intervenire su due questioni critiche per rendere attrattivo il lavoro nel settore pubblico della sanità:1) la riduzione del carico di lavoro nelle strutture ospedaliere, per permettere ai medici di dedicarsi anche alla propria vita familiare e sociale eliminando ogni anacronistico blocco delle assunzioni del personale sanitario;2) l’incremento progressivo degli stipendi, che per arrivare al livello medio europeo dovrebbero aumentare del 40-50%. Solo una nuova stagione di concorsi può rimediare al depauperamento del personale medico e infermieristico nelle strutture pubbliche, una vera e propria desertificazione degli Ospedali, che costringe il personale rimasto in servizio a lavorare anche per coloro che se ne vanno, sopportando turni massacranti e carichi di lavoro incrementali, per gravosità e complessità clinica. Anche da qui origina il fenomeno delle “grandi dimissioni” e quello dei medici “gettonisti”. Solo ripristinando adeguate dotazioni organiche possiamo migliorare la qualità del lavoro, soprattutto in presenza di bisogni assistenziali crescenti.La criticità economica è influenzata anche dalle vicende contrattuali italiane, che vedono dopo quasi un decennio di blocco (2010/2019) non ancora completamente applicato il CCNL 2016/2018 (firmato definitivamente nel dicembre 2019) mentre quello relativo al 2019-2021, scaduto da due anni, in corso di discussione all’ARAN e quello del 2022/2024 rimandato a un incerto futuro non essendo nemmeno finanziato. I nostri stipendi si impoveriscono progressivamente non stando dietro al ritmo inflattivo e ciò rappresenta, come evidenziato nella nostra recente survey, uno dei motivi principali di fuga dei medici dal SSN insieme alla marginalizzazione di un ruolo che li vuole costretti in matrici organizzative che trascurano le competenze e mortificano il merito. La politica e i gestori della sanità a tutti i livelli dovrebbero capire che senza il “capitale umano” gli ospedali diventano cattedrali nel deserto, i presìdi territoriali arredi del paesaggio urbano, i Livelli Essenziali di Assistenza una chimera, come l’attuale lunghezza delle liste d’attesa sta dimostrando. Carlo Palermo, Matteo D’Arienzo, Giammaria Liuzzi, Costantino Troise, Pierino Di Silverio 30 marzo 2023 © Riproduzione riservata Allegati:![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
今日新闻 |
推荐新闻 |
CopyRight 2018-2019 办公设备维修网 版权所有 豫ICP备15022753号-3 |